n6 La Storta Df.i Governo funens g|jan0 ¡1 poi!elio del Palazzo di S. \uiUin-N'iarc0’ mentovando parimente lotòj fignibus Che non anno àgovernare fioggetti a, ■velia in mà concittadini, e Compagni a quali i- fulis-vela alino non devono commandare che col ics [oro e tèmpio ; Che la-Nobiltà non vii mortim . , rJ . t . . * deftinari. "a Jaltl Principi per fare quanto pia- Liy.H.i. cera loro, ma per impiegar fi, ed ai' incarni do [farfi tutte le cure, e tutte le pene dello flatoy b ; che, U loro dignità è Ittui ° vna ferv'ìtu nobile , cerne lo diceva al- tranjìiu- tre fiate eAntigono a fuo figlio , e che rum.Tac la corona, ch'eglino portano , non é unA ann f- di oflentazjone e di potere, mh d'attaca- *dominZ1c*mento patr‘a > c d'ubbidienza lionem a^e érftrvos Quando il Doge è ammalato, od fidStSt adente, uicn rapprefentato da vno 7iveicfi^c‘ Confeglieci, che chiamano Vice tariti Doge, affriche la Signoria abbi fonanti. ii pie vn capo, mi quello Vice Doge b Effe non occupa mài la fede Ducale, non Kobtlem p0r£a pUIKO il corno, ned ¿trattato lem.”1 Sercniilìmo, il che non impedifee Trs>g. però che gii Ambafciacori, quando padano al Collegio, non vfino dell’ Apostrofo ordinario di Sercniilìmo Prendi