AL LETTORE. mtt un luogo di me\o tra un troppo ¿rat. de ceilrignimento, e una troppo gran libertà, della diQpn<->. E fe non hò fcelto affai le parole in alcuni luoghi, è fiat* per cmfervare la forza, e l'energia del fenfe, che i termini più eleganti, e io fraß nuove, non avrebbero refa tutta intiera. Cosi bene ho dovuto /limare pii♦ uh buon penfiero,che una buona par ola,e I'e-loquenz.A delle cofe, che l'eloquenza delle parole, che none, che Carte d'un grammatico^Oltre che un [oggettofmile al mio, richiede maggior folidez.z.a, e pefo, chz-i puliteXJa , e brio. E per quefio , che i Veneziani fi buriana di quegli, che~> vogliono parlar Romano , ò Tofcano net Senato loro. Del refio goderei molto, «_* mi trovar et libero per poco, fi non fofß cenfurat», che per parole per averle po-fie mai in ordine. Ecco mio caro Littore le ragioni in circa, che avevo a dirti, e ffero che la tua bontà le renderà ancora we^liori, ch’effe non fono in effetto. fTAVOL*