Di Venezia i8y D’alcrove quanto egli fece nella Siria, è vn fegno della Tua Sovranità. Pof-ciache mancatogli il danaro, e mormorando Contr'cira i Soldati, fece battere vna moneta di corio bollito chiamata dal fuo nome Aijchclette che commandò con editto à tutti 1 vivandieri del Tuo efercito di ricevere fotto pena della vita, promettendo di pagar in danaro il valoro di que’ pezzi di cerio quando farebbe di rito no k Venezia, à che fi vbbidi. D’onde c d'uopo conchnidcrc, ch’egli era conofciuto per Sovrano, {landò che fi fiderono nella iua promella. Il che non fi farebbe fatto, le non fi foiTe creduto fu/fidente per mantenerla, come non farebbe (lato feuza-dubbio, non eiTendo il padrone af- -foluto. j E vn diritto di Souranirà d’appli-carfi la confifcazione: de’ beni de’ condamnati. Trai Dogi di Venezia lo facevano, come fi vede da’ vn’ editto di Pietro Candirmi Doge dall’ anno 971, nel quale vieta a’ tutti li foggetti deilo ftato di portare, ò mà-