Di Venezia éj tanti avifì, ne d’afcoltare tante ora-tmmtr-zioni. c^' ,^ac* Alcuni diiàpruovano che il Senato ^tIC' di Venezia lì muta ogni anno, tanto più, che gli affari di flato, che chiedono una lunga fpericnza, fono Tempre maneggiati da’ Senatori nuovi, che alle fiate, non ne pigliano il filo, ne il fìeguito per mancanza d’eilèr ben’ iflrutti dal principio. Per loche Licurgo ordinò che i Senatori Spartani fodero in vita, il che era loro in vece d’ogni ricompenza a doppo lunghi fervizi. E Salone li fece perpetui in Atene d’annuali ,ratHspr* ch’erano di prima giudicando > che *»*««* il Senato d’vna Republica doveva X>J'T.uJis‘ effer fido , fendo lay bafe dello Sta- p*j ’u -to , ed il Polo , fovra del quale fi . ' gira tutto il Governo. Mà quello difetto , fe pure ne e vno , non e fen* zacaufa, ne fenza remedio à Venezia. Pofciache, come i Senatori ponilo effer continuaci con vna nuova clezzione, ve ne refla fempre vna pane de Vecchi: Oltre queflovifo. ?o tanti Magitoti , ch’entrano nel