Di Venezia Í55 1 tanza, fecondo l’antica lezzìonedel Senato; Dtntnr bona verba tloren-tìnis . E fe ne dicci!; troppo , non folamence nc farebbe ben tolto diiàp-pruovato, mi gii fi farebbe ancora vn rimproccio piacevole (enza riipac-miarvi le minaccie, come fece va gioino il Senatore Bafadonna, oggidì Cardinale al Doge Domenico Contarmi , à chi egli dille in prefenza di tutti il Collegio, doppo che vn' Ambafciarore ne fu vfeito. Vojìra Serenità parla da Prencipe Som ano, mi la fi ricordi che non ci mancheranna iì rntzj di mortifitarla quando trascorrerà dal dovere. Così fi deve dire d’vn Doge quanto dilfe vn b Polacco^ Stanif-* del fuo Ré c che quello Prencipe é V?“ Ja bocca del Corpo della República, mà che quella bocca non può pio hni& m<-nlinciare cola veruna, che non fia hìl, aliad avanti concetta e rifoluta dal giudi - ... 0 OS JUDli- cío publico. , Ri- Che ie vn Ambafeiatore fhccfle qual- s>¡¡ v,~. che propoli?,tone vergoguoià , o pas- ìtjium laile al Publico co’ termini ingenuo-fi ,il Dòge Lux bb e tenuto di ritpon-Voi. Í, I