UNGHERIA toni, sono pegni di uno sviluppo promettente. Pure gli scultori posseggono caratteri comuni, e cioè un modellamento pulito e curato, una sintesi chiara, ma che non va oltre allo scopo di ricavare dalla natura il puro contenuto plastico, diversamente da certe tendenze della scultura moderna, le quali imitano l’arte degli antichi popoli orientali e, invece di una ricerca nuova, diventano arcaistiche ed archeologiche. Dimostra un mirabile senso di maturo equilibrio plastico il Pàtzay, al quale sta vicino il Jdllcs, alquanto più composto. Delicato modellatore è 1* Erdey, dinamico il Farkas, baldo e coraggioso il giovanissimo Vilt, ottima medaglista e ritrattista piena di forza la Signorina de Kuzmik. Nell’arte del pensionati di Palazzo Falconieri man mano va formandosi uno stile, che li congiunge tutti e che si delinea chiaro già dopo il primo biennio della nuova Accademia, stile che dovrà Influire decisamente sulle sorti dèli’ arte moderna ungherese, riallacciando una antica, gloriosa e benefica tradizione della cultura ungherese, emula convinta - nelle sue più fellel epoche - della grande maestra italiana. É dichiarata ambizione della Direzione della R. Accademia Ungherese di Roma che questa, da «Scuola» d’arte, divenga scuola artistica, vera e propria scuola dell* arte moderna Ungherese, conferendo ad essa un colore fresco e nuovo, che rifletta il raggio del beato cielo d’Italia. Ai tre gruppi principali t quello degli italianizzanti dell'800, quello degli ex-pensionati del villino Fraknói e quello degli alunni del Palazzo Falconieri, sono intrecciate le opere di quegli artisti isolati, 1 quali, pur ispirandosi, in frequenti viaggi, all’ Italia o prendendo a soggetto paesaggi e temi italiani, non facevano parte delle scuole ungheresi In Italia. Sono in parte maestri ben noti a Venezia, vanti della moderna arte ungherese, che ci rallegrano con sempre nuovi capolavori, tra 1 quali Stefano Csók, Adolfo Fényes. Altri si presentano, da nuovi arrivati per la prima volta alla Biennale, cóme Dionisio Csdnky, conosciuto a Venezia finora per 1 suol brillanti acquarelli un artista che colla bella serie delle sue tele e dei suoi acquarelli: si presenta ora in tutta la sua maturità di stile largo e personalissimo, In parte attraverso lavori eseguiti proprio a Venezia. È novizio alle Biennali Emilio Ber-ndth, degno rappresentante, tra i solitari, dell’ ultima generazione, affermatasi di recente, visionarlo di forza magica. Pellegrino Innamorato dell’ Italia é II Conte Giulio Batthyànyl, raccontatore ed Interprete di scene italiane, pieno di gusto, di fantasia fiabesca, di fascino decorativo. L’arte ungherese batte anche oggi risoluta la strada di secolari relazioni fra due popoli affini di temperamento e di ideali. TIBERIO GEREVICH Presidente della R Accademia d'Ungheria di Roma