SALA 3. - (SALONE CENTRALE). Secondo le intenzioni iniziali della XVII Biennale, questo Salone avrebbe dovuto accogliere la Mostra retrospettiva del disegno e del-f incisione italiani dell’800 < Mostra intesa a continuare la revisione generale dell’ arte nostra del secolo passato iniziata due anni or sono con quella della pittura. E già Ugo Ojetti aveva dato mano alle necessarie ricerche assicurandosi la collaborazione dei migliori studiosi e delle maggiori raccolte pubbliche e private, quando, con il giungere delle statue e delle tele degli espositori, si dovette riscontrare che le proporzioni di molte di esse e il lor numero ragguardevole necessitavano le ampie pareti e gli ampi spazi offerti soltanto dal Salone. Fu perciò giocoforza rimandare la Mostra dell’ incisione e disegno dell’ 800 alla ventura Biennale. Ma desidero qui ringraziare i collaboratori che cortesemente sospesero il loro lavoro prossimo alla conclusione; e con loro Raffaele Calzini che alla Mostra si apprestava a recare le squisitezze romàntiche di una saletta « 1830 >. Le opere così qui riunite al posto d’ onore sono le maggiori che concorrano ai premi per la prima volta istituiti su temi tratti dalla vita politica sociale e lavorativa dell’ Italia d’ oggi. L’aver suscitato un fervore di creazione tanto coraggiosamente prodigatosi in composizioni grandiose, rompendo con le consuetudini da decenni ormai invalse del frammento, del bozzetto, dello studio fine a se stesso, l’a ver cioè ricondotto la pittura e la scultura a esprimere le passioni che agitano la nostra epoca e gli aspetti che la configurano, è già tal risultato da costituire un vanto per la XVII Biennale, per il suo < Programma > integralmente svolto e per chi codesti premi ha istituito. Ma non basta. A questa constatazione d’indole generale va unita l’altra specifica che i frutti hanno superato in molti casi lo stadio delle acerbe intenzioni per giungere sovente a maturità. Segno che non mancavano le forze, ma piuttosto le occasioni per metterle alla prova. Se, quindi, facendo tesoro della esperienza necessariamente imperfetta di questo primo anno, la Biennale potrà anche negli anni venturi continuare a disporre di grandi premi per incoraggiare e stimolare negli artisti la coscienza della vita di cui sono partecipi, essa sàrà posta in grado di concorrere efficacemente a determinare i nuovi indirizzi aps parsi nella condotta delle arti figurative. Quali siano questi indirizzi è detto, senza che qui occorra ripeterlo, nello scritto con il quale Waldemar George, uno dei maggiori critici dell’ ora, presenta una sala da lui organizzata di artisti viventi a