Di VtNtziA ìoz do che quegli, che .inno potato con- merita fervare la Patria, potrebbero pati- R‘S,,an~ mente diilrugeerla; e che per confe- ‘fs ' •' • 1 r t h,is r‘“ guenza e più pencololo d inalzarli, mUaer#. che non è vergognofo d’abballarli. dii impa-Quinci è che anno fatto perire qual-exi-che fiata le perfone, che auevano vato Io Stato, perche temevano che quei Angeli Tutelati non divenillero per ambizione, ò vendetta loro nemici Domeftici, e non pigliaiTero e- _ glino ftefli la rieompenfa debita. dilìmbarazzarono così d’tin Gentil-1. ? uomo della Caia Loredana, che ave- c «. va acquetato colla fua prefenza un’ emozione, che non avevano tutti li Magiftrati della Città potuto calmare, ne con piomiiTc, ne conmi-naccie, fupponendo che chi aveva il iegreto di fa! fi vbbidirc fi bene, T»c: afpirava alla Tirannia. In eib buoniantvI*’ difcepoli di Tiberio, che concepì un’ odio mortale contro La moglie di Germanico , per auer fpenta una fedizione, che non 'aveva potuto acquetare il nome del Prencipe. Fecero parimente morire in prigione