Di Venezia 114 che vi podi dio:’ alcuna vera ticon- tura pr»-(figliazione; e che il timore delrif P ’tfi?“* fentimento, nodufce in cflì vna diflì-dcnza eterna, che t l’origiirc d’vn’ inimicizia perpetua. Imperò che giù- u troprìg dicano degli altri per èilì ftc ili, che bimani non fi (cardano mai deile ingiuriewSe^*ìe^ riceuute. Mà al contrario i benefici fanno poc’ impreflìane negli animi j„ Agri-loto, e ioura tutto quegli che rice- cola vono in commune, dove fecóndo l’animo ordinario de' Rcpublichifti, < ciafcuno in particolare piglia poca parte. Che abbino le più ftrette vb-bligazioni à qualche Prencipe, fe domanda 1q;o qualche grazia, à pena troveià egli nel Prega dì tré, ò quattro voci. E fe per buona forte ottiene quanto chiede, glielo fanno tanto valere x che fembia che ce 1q vq- * /'»/’siglino vendere all’ incanto. Furono aliai irioh'efti quando il Ré fece loro , chiedere nell’ anno »671 la libera- 'a, ¿lune de’ Ftancefi» che fervivana al ffmui icmo nelle lato galere di mandai« Seate* gli vn conto di quanto avevano fpefo pei* que mifeti pct ftuiUo £Ìmby*ft*