Di Venezia ij4 Si chiamarebbe altrove vilcì, c crv-dcltà, quanto vogliono i Nobili Giovani far palTare per braure, auftrre, rapere, trucidare, faljis ntrsìn'ìknj ìm- I" Agù“ per/hm appellane Va Frinii credeva co^‘ d’aver dati fegni del fuo valore coll’ oltraggio fatto al fuo Maeltrofcnza rifpetto veruno del Catattere {agro della l’ua perfona. A eh? applaudiva il Padre ancora con lodi più criminali , che l’azzione . Quefti giovani fanno trofeo del vizio, e della brutalità fenza lafeiartf afilo alcuno al pudore, eglino fi vantano publicamente di tutei li loro eccelli, c (anno fino à viftad’ogti utio cofe, che i più diííblu-ri del mondo cuoprono d’un uelo di. tenebre, / Siche fembra, che coll’a-mare la 'voluttà, e la diilblutezza. ne t*i»tì*us amino ancora l'infamia. Certo non èj*4ipf» con limili perene, che la República ñfunjs ( hà riportato delle Vittorie dal Turco, * Non bis luventns ortaparentibu-. Infecit Ajuor/anguine Turcico, H©rar. " Quantunque tutti li Nobili non Caira» facGino che 'tino ftello Corpo . vi J* manca molto, che non abbino un©