Di vennzia 17Ì ture , ed in certi emergenti faftidiofij vhi fai}» ne’ quali eia d’uopo più torto d’efe- maSts guire, che di deliberare: In che rateo-migliavano al Dittatore di Roma,0pusijt che nelle publiche calamità auevaTac.ao.* tutto il potere dello flato nelle fue mani, e teneva quello del Senato in iòipefo. Impercioche vi fono fino efempi di molte negoziazioni fatte dal Confeglio di Dicci à mal grado del Pregadi. Come il trattato di Pa- iannot ce conchiufo con Paolo, Antonio yt„ c^u> Soderini e Giovanni Battirta Rodolfi Gtiichar-Ambafciatoii di Firenze , 'quali non din. hìft. avevano potato avanzare sciente nel l- 4* Senato di Venezia ; e quello apg’U^ {lamento fù un colpo di flato per la Signoria, alla quale Baiazetto 11 di-ch.aiò la guerra puoco doppo. Il che fc averterò prevvicte i .Firentini, ò (e la conchiufione folle fiata rirardata qualche iettimana, è certtffimo,ch'' eglino non aurebbe voluto più la pace, od almeno aurebbero fatto le loro condizioni mcgliori co’ Veneziani, che farebbero ftati coftrctti dj comprar la pace l’amicizia loro, per