La StorYa Del Govfrno conofcendoiì pericolo , che ui è pe fit'-ejl fa. farlo, ftando che fi efpongono providìt a^’ urnote'cattiuo de’ pazzi, che lo-kift. j. no loco giudici, tanto quanto i Savi-Impercjoclie ne è degli Autori delle grand’ imprefe , come di quegli, che volendo gettate delle pietre pefanti in alto , arrifehiano di ìafciarfelc cadere fui capo . in vece di fpignerlc zchmte- io aria r E d’ajtroue ciafcuno vuol’ ¿ìefaéìo aUer parte alia, gloria de’ buoni fuc-1 ceffi, come lo diceva bene Tiberio fratiafn al Senato rnà fi rigetta tutta l’invi-trahac, dia, c tutto il biafimo foura un folo, unius»"»quando la cofa non rieice, quantun-* que il fallo fia eommvne à tutfi / }7cc'atì<*.Qiieé^ * c^e diedero à Roma l’aviÌQ ann. 5. di tr|lrc i Ttiburni Confolati indef-r^#iiM-ferentemcnte dal Popolo , e dalla m ufi- Nobiltà, furono biafimati uniuerfal* f mento, e dalla Nobiltà, e dal Po-qnaom-polo fteilo, del quale avevano pi* /»<;'/.gliato riiuertiTe contro il Senato > hift. !• quando fi udì cilcr ftato disfatto il Primo Coniale' Popolai« > che corri'" mandava i’efercito, da' nemici. Si Vede quali la iicffa coli à Vene«