Di Venezia igi brai, di che aveva fatto loro il pio-noftico il Senatore Melchior Trevi-fauo, dicendo n l Senato, che il Ré de' Romani fi congiugnerebbe bene più volentieri eoi Rè di Francia contr'ejft, che non farebbe con e ¡fi contro vn sì gran Principe. Stando che coi’unione della trancia, gli era agevole di vincere i Vtntzjanì, in vece che congiunto con ejfi, gli ptrebbe ancora diffidi ijfimo di vincere i Fravcefì. E che per confegnmz.a avendo la Republica di già tanti nemici falle braccia bi-\ fognava che battefjero tutù li Potentati dell'Europa 0 ch’eglino fcfiero battuti. D’altiove vi fono perfone à Venezia, che per dare nel genio della moltitudine, e iembrar zelanti per la Patria, aggiuftano i loro Coni egli al gallo depravato degli aldi. Come per efempio,fe fi delibera di rendere vna Città vfurpata foura vn Prò-ripe potente, che minaccia di vendicarli col mezo delle Armi; è co-fa cetta che il Senatore, che vorrà pervadere di renderla, non Tara ascoltato volentieri» c che quello, che