Di Venezia ij ne riceverne lettera alcuna. Nort vi è che vn remedio folo, che è, eh3 alcuno de propri Giudici, mollo da compaffioneper l'acculato, è peidiafo della fua innocenza> vogli pigliare ben la fua caufa in mano, farla valere colla Tua autorità contro gli acculato«. Ma benché quelle forti d’uffici fiano di gran pefo, non producono quali mai l'effetto, che fi penfa. Imperciò che quello Confcglio è tanto declive alla ieverità, che i minimi falli in mareria Hi ftaro, vi fono irrcmifibili, e le apparenze fole vi fono reputate per delitti. Si diceva ad Atene, che Dragone aveva fcritto tutte le fue leggi col fangue; fi può dire la fleila colà di quello Conieglio, dove la demenza, e la mifeiicordia fono virtù incognite. Dove la gelo-fia è incurabile; dove la diffidenza è eterna ; dove la gran fama è peri-coloià; dove i gran fervizi fono odio ■ fi > e fi pagano coll’efiglio, e colla morte. Sono maffime di quel Con-feglioj che non fòlarnente non fi devono fnai perdonare li ermi dì fìnto, rrn che