è riassumibile dunque in due linee di azione diverse, ma concomitanti: offensiva in terra, difensiva sul mare. Per situazione geografica, per necessità d’organizzare un esercito ab imis e per superiorità di flotta, l’Inghilterra s’è trovata invece, pei primi anni di guerra, in una situazione diametralmente opposta; difensiva in terra, offensiva sul mare. Mentre i suoi contingenti trasportati sul continente non potevano trovarsi in grado di condurre a fondo attacchi generali in grande stile, la sua Marina ebbe subito il compito di molestare e d’offendere in ogni modo il litorale, le basi, le isole, gli hangars, le retrovie costiere del nemico. Perciò il lavoro degli incrociatori, degli esploratori, del naviglio sottile britannico fu instancabile e tormentante; perciò furono costruite batterie galleggianti di grosso calibro che potessero avvicinarsi ai bassifondi litoranei ; perciò si ebbero le frequenti incursioni sulla costa belga, le azioni di Heligoland e dello Jutland, gli audacissimi colpi di sorpresa a Ostenda e Zeebrugge. Trasportiamo in Adriatico questi concetti generali e, sotto lo stesso punto di vista, consideriamo la lotta fra Italia ed Austria sul mare. Per quasi tre anni l’esercito italiano ha sferrato i suoi attacchi principali nella direzione di Trieste, mentre l’ala destra ed il fianco destro delle sue truppe si appoggiavano all’Adriatico. Per il carattere particolare della nostra lotta, la situazione dell'Italia fino a Caporetto rassomigliava singolarmente a quella della Germania: offensiva in terra, secondo una direttrice quasi parallela al litorale ; difensiva in mare, con l'imprescindibile necessità di proteggere da qualunque molestia navale l’esercito operante e le retrovie costiere. Ed anche dopo il nostro — 184 -