spiegato dinanzi agli occhi degli ufficiali presenti ; è offerto ad Umberto Cagni, che lo prende in consegna con parole maschie e commosse. Ma gl’italiani di Pola ci recano un altro dono prezioso : la notizia che il maggiore Raffaele Rossetti e il tenente medico Raffaele PaoJucci sono qui, prigionieri, a bordo della « Habsburg ». In serata, Cagni ha invitato sulla « Saint-Bon » il comandante Koch. Meto-dio Koch c’è andato. Dopo aver discusso sulla consegna della piazzaforte e delle navi, l’ammiraglio italiano ha chiesto al suo collega il rilascio immediato dei due nostri ufficiali prigionieri. Metodio Koch ha cercato di temporeggiare, osservando che bisognava interpellare Zagabria ed attendere l’arrivo del Ministro croato, che non poteva tardare. Umberto Cagni, con tutta calma, ha risposto: — Non posso aspettare, signor ammiraglio. I due ufficiali italiani devono esser liberati senza indugio: anzitutto per diritto d’armistizio; in secondo luogo perchè un comando jugo-slavo non può tener prigionieri dei belligeranti venuti a far atto di guerra contro l’Austria. Il trattenerli equivarrebbe ad un sequestro arbitrario di persona. Sarebbe come se io, in questo momento, volessi trattenere qui prigioniero lei, signor ammiraglio. Metodio Koch ha capito. Ha scritto un ordine e lo ha consegnato all’aiutante di bandiera di Cagni, pregandolo di trasmetterlo alla « Habsburg ». Un quarto d’ora dopo, gli affondatori della « Viribus Unitis » — vestiti alla peggio con divise della Marina austro-ungarica divenute verdognole, barba lunga, volto scarno, ma raggianti — erano a bordo della « Saint-Bon ». Oggi cominciano ad essere occupati dalle nostre truppe, e lo saranno gradatamente tutti quanti nei « - 93 -