fila della formazione navale. Una bella villa moderna tuffata nelle pinete del promontorio, issa sull'asta del tetto la bandiera del Sol Levante. E’ forse l’abitazione d’un console nipponico... La coincidenza ci fa sorridere non senza orgoglio, in mezzo alla commozione che c’invade. Non fummo noi chiamati i « giapponesi d’Europa? ». Ma Pola è ben più formidabile di Port-Arthur !... Tra mezzo a’ boschi di pini che coprono i promon-torii, sbucano bandiere. Chi le agita ? Dal folto delle fronde, ecco, spuntano fazzoletti bianchi in delirio. In vetta ai pini appaiono alcune teste. Ci giungono i primi evviva... I fratelli dell’altra sponda si sono arrampicati sugli alberi, per salutare la divisione italiana che passa... Spettacolo non mai veduto, innanzi quest’ora solenne, dai connazionali avulsi dalla nazione. Ore 12.45. — Sfiliamo sotto le punte della Barbari-ga. Ecco in alto, grandioso, massiccio, Forte Forno, colle sue cupole corazzate, coi suoi trecentocinque protesi a fior di terra, coi suoi spalti erbosi : è la sentinella avanzata a settentrione di Pola. Soldati, fino a ieri austro-ungarici, stanno in piedi, immobili, sugli spalti a guardare la forza italiana che passa nella corsa della vittoria. Sull’asta che sormonta la più alta batteria del gruppo della Barbariga, sventola una bandiera rossa, bianca e bleu, a fasce orizzontali : la bandiera croata, la bandiera della nuova Jugoslavia. Com’è potuta avvenire questa metamorfosi ? Come mai non vediamo la bandiera gialla e nera, il segno dell’impero vinto, sugli spalti della Barbariga ? Perchè dunque gli artiglieri e i marinai austro-unga-rici, quelli che una settimana addietro ancora combattevamo e battevamo, non sono più qui ad eseguire 1 atto di cessione della piazzaforte alla rappresentanza - 78 -