gars degl’idro volanti e le palazzine degli ufficiali aviatori, deserte. Dai bacini degli hangars scivola fuori rombando un velivolo dai colori magiari, il « K. 243 », che si solleva dal canale, s’alza sulle nostre teste ed incomincia a volteggiarci intorno. Gli facciamo cenno di ammarare vicino a noi. Forse non capisce. Certo non ammara. Continua a volteggiare, poi scompare in direzione di Pola. Fra Monte Rancon e l’isola di San Girolamo, l’uscita dal canale di Fasana verso il porto di Pola, è sbarrata. L’altra, fra San Girolamo e Monte Rancon, è pure sbarrata. Non v’è che un passaggio stretto fra due boe, per uscire. Allora l'ammiraglio Cagni decide di arrestarsi con tutta la divisione dinanzi a Fasana e di iniziare lo sbarco delle truppe sulla spiaggia, dinanzi a cotesto villaggio. Le torpediniere cominciano a tesser la spola fra la « Saint-Bon », i caccia, i trasporti, sui quali sono già allineate le compagnie da sbarco, e la costa, per riceverne il carico umano e deporlo a riva. Sbarcano per primi i marinai del Raggruppamento Marina, agli ordini del comandante Foschini: i prodi artiglieri della laguna e del Piave, quelli che per un anno intiero han tenuto lontana da Venezia, tra le barene e i pantani, ogni rabbia nemica; quelli che, pur alla fine d’ottobre, controbattevano furiosamente i pezzi austriaci schierati fra Zenson e l’Adriatico, e che oggi hanno il faticoso, ma inorgogliente premio d’incolonnarsi per le strade inerpicantisi alle spalle dei forti a mare di Pola... Ore 13.50 — Mentre lo sbarco incomincia, l’ammiraglio Cagni dà alla « 4 P. N. » l’ordine energico che rompe ogni indugio : « Entrate a Pola ». - 83 -