fascia di seta nera, parlava al potestà italiano, ora sindaco di Trieste, Valerio. Qualcuno, accanto a me, sussurrava, accennando il Governatore : — Sapete ? Quand’è sbarcato per primo dal-VAudace sul molo di San Carlo, ha battuto forte il piede in terra ed ha proclamato : In nome di Sua Maestà il Re d’Italia, prendo possesso della città di Trieste. Sapete ? Quando il cavo d’ormeggio è stato lanciato daìYAudace in terra, chi l’ha raccolto s’è inginocchiato e l’ha baciato, prima di dargli volta!... Ricordo che era un vecchio tutto bianco; e, mentre raccontava, i lucciconi gli rigavano il raso della redingote. Ricordo che, dopo le comunicazioni ufficiali, il Governatore e il Sindaco si sono gettate le braccia a! collo. Alfonso Valerio ha additato un giovinetto in divisa di esploratore e, mostrandolo al generale, ha detto: « E’ mio figlio. Prendetelo ». Nè, per i singhiozzi, ha potuto aggiungere parola. Il Governatore ha tratto dalla folla che gremiva tutto intorno il salone un giovanissimo ufficiale italiano : « Le presento il mio. Ha fatto il suo dovere ». Ciascun padre ha baciato il figliuolo dell’altro. Le generazioni degli italiani delle vecchie terre e delle nuove parevano ricongiungersi idealmente ed eternamente in quell’atto. Poi il Governatore s’è affacciato alla balconata del Comune, sulla piazza Italia, dove più di centomila faccie in istato di grazia erano volte in su, sotto il biancore delle lampade elettriche, come aspettanti il battesimo dello spirito. Il Governatore ha parlato al popolo brevi parole, a voce altissima, col tono degno della grandezza dell’ora. « Cittadini di Trieste — ha detto — le accoglienze — 64 -