baia. Bisogna assolutamente evitarla, perchè le vedette che a bordo vigilano, possono scorgerli, getto l’allarme... Allora decidono di volger la prua verso l’interno del porto, dopo aver disposto l’apparecchio in direzione perpendicolare alla muraglia. Alle 2 raggiungono una nuova ostruzione interna, tesa parallelamente alla diga e costituita da tre file di cilindri metallici, emergenti per circa venti centimetri dall'acqua. Ogni cilindro, a sessanta centimetri sotto il livello del mare, sostiene un cavo d’acciaio al quale è assicurata una rete subacquea. Sono dunque tre successive pareti retali che sbarrano il cammino verso l’interno della baia. Ma Rossetti e Paolucci le varcano tutte e tre. Come ? Fanno passare l’apparecchio sott’acqua, fra la fila dei cilindri e il cavo metallico che regge la rete; essi stessi passano, come per i gavitelli ed i travi, sopra i cilindri galleggianti. Ripetono la paziente operazione tre volte. E di nuovo si riaggrappano al maraviglioso, docilissimo congegno che li trasporta in direzione dell’ultima serie di triplici ostruzioni, — è la quarta ! — simile alla precedente. Questa quarta barriera è varcata anch’essa, come le altre, con grande dispendio di cautela e di tempo, ma senza serie difficoltà. Finalmente sono nell'interno della baia, in acque libere, senza più ostacoli ! Già distinguono le prime grandi navi da battaglia alla fonda, perfettamente oscurate. Lontano, s’intravedono le tre navi più grosse e più interne, le tre dreadnoughts ; queste illuminate — circostanza assai curiosa — a luce bianca in coperta e negli alloggi. I portellini di murata delle cabine non sono oscurati. I due ufficiali procedono lenti, sempre avversati dalla corrente contraria, tra la costa settentrionale della - 114 -