nato al sacrificio ed al cimento fin quasi davanti alla porta dell’ancoraggio interno di Pola. La linea complicata e terribile degli sbarramenti minati, tesa fra l’estremità della diga e gli scogli di Punta Cristo, s’intravedeva indistinta, nella nebbia della notte novembrina. Alcuni proiettori s’illuminavano e si spegnevano, senza nervosismo e senza sospetti. Le dieci di sera. La piazzaforte nemica appare tranquilla. Bisogna approfittare della sua calma insperata per forzare il difficile passaggio. La diga in blocchi e in cemento che sbarra l’ingresso della rada di Pola è distante appena un chilometro; o poco più. Il comandante Ciano, con la sua voce rude, ma che non riesce a nascondere interamente l’intima commozione, rompe il silenzio : — E’ ora di gettarsi in acqua. Il momento della separazione s’avvicina. Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci prendono posto sul loro galleggiante. Una bandieretta di seta sventola sulla prua dell’apparecchio. E’ un dono che il padre di Paolucci, morto da pochi mesi, fece al figlio quando partì per la guerra. Il comandante Ciano si protende da bordo del suo motoscafo: vuole abbracciare i due prodi. Il comandante Scapin dice loro : — Ricordatevi che quanto state per fare, qualunque cosa vi costi, è per la grandezza d’Italia. — Siamo pronti. Viva l’Italia ! — rispondono i due giovani. E allentano gli ormeggi della loro imbarcazione. A bordo del Mas accompagnatore era anche un poeta, un giovine e taciturno poeta italiano, Sem Be-nelli, che ha sofferto la guerra terrestre e soffre ora quella marinara con animo uguale, mentre altri dram- - 46 —