velario il convoglio. Vedette di coffa, vedette di prora, attenzione ! Voi portate, non migliaia d’uomini soltanto, ma tutta l’Italia, ma tutta la sua gloria, ma millenni di storia, sui vostri bastimenti fumiganti. Portate anche i nostri dolori, anche i nostri morti, con voi. Che non vadano perduti ! Ore 12. — Avvistiamo Càorle riconquistata dal Reggimento Marina; poi le foci del Tagliamento, silenziose. Le sentinelle di bordo annunziano: «Torpedini alla deriva ! » Sono due mine galleggianti austriache sulla rotta del convoglio. Distinguiamo sull’orlo superiore emerso dall’acqua gli « urtanti » che, se toccati, fanno esplodere l’ordigno. La nostra torpediniera vi si avvicina. I marinai imbracciano i moschetti. Cinque minuti di fucileria. Le mine affondano, esplodono. La via è libera. Idrovolanti tricolori volteggiano sulle nostre teste. Ore 13,30. — La silurante capo-linea segnala: « Avvistamento di sommergibili ». Gli uomini si dispongono ai pezzi e ai tubi di lancio. I Mas partono a tutta corsa, per esplorare le acque circostanti e dar la caccia a sottomarini o a periscopi che eventualmente affiorassero. Nessun periscopio spunta sulla superficie tranquilla. Avanti ! Ore 14.30. — Passiamo al traverso di Grado. Vediamo i campanili, le casette allineate lungo la diga semicircolare, il ben noto profilo venezianeggiante, caro al nostro cuore. Gli austro-ungarici ci sono ancora, o l’hanno abbandonata ? Lo ignoriamo. Ma nessun colpo parte dalle batterie austriache che il nemico aveva armate lungo - 60 -