famate, senza ordine nè disciplina. Colpi d’armi da fuoco erano stati sparati, con scopo evidente d’intimidazione, contro la « Società filarmonica », un circolo italiano frequentato anche dalle signore fiumane della migliore società. La bandiera italiana, fatta innalzare sulla torre civica dal Podestà e dal Consiglio nazionale italiano fino dalla sera del 30 ottobre, era stata strappata da un manipolo di croati arrampicatisi furtivamente in cima alla torre e buttata di sotto. L’insulto aveva indignato il sentimento più geloso della maggioranza della popolazione. Ogni sera, soldati croati percorrevano le strade tirando schioppettate all'impazzata, tanto che, dopo il tramonto, la sicurezza personale dei nostri connazionali era alla mercè del primo forsennato incontrato per via. Bisogna che il nostro intervento faccia assolutamente finire questo stato anormale di cose... L’ammiraglio Rainer, accompagnato dal Podestà, si reca alla sede del Governo, per far visita al rappresentante del Consiglio iugoslavo dottor Riccardo Lenac. Lo ricevono al cancello del palazzo il capitano di corvetta ex-austro-ungarico Dworski, il capitano serbo Te-slic ora Comandante militare, ed, allo scalone, lo stesso Lenac. Nel colloquio che ne segue, il dottor Lenac mantiene l’attitudine di chi si maraviglia udendo parlare di disordini a Fiume ; le fucilate notturne vengono tirate — egli dice — per intimorire i saccheggiatori ; quanto all’incidente della bandiera, sostiene da prima che non ne sa nulla... Ma il Podestà interviene nella discussione, citando circostanze, fatti e particolari che gli rinfrescano la memoria. Il dottor Lenac, allora, non può più negare l’accaduto; ma dichiara che non si sente responsabile degli atti di qualche malintenzionato... L'ammiraglio gli fa osservare che questa è ap- — 140 -