stro fianco non è stata attuata dai discepoli di Teget-thoff, che pure — lo abbiamo veduto — avevano il massimo interesse a tentarlo? PeT una ragione assai semplice: perchè la Marina italiana, con la sua multiforme!, costante, insonne intraprendenza, glielo ha radicalmente impedito. Glielo ha impedito con le quotidiane crociere del naviglio leggero nelle acque nemiche; glielo ha impedito con le frequenti incursioni aeree e navali presso e dentro le basi più vitali deU’avversario ; glielo ha impedito con un'ingegnosa difesa costiera, organizzata sopratutto mediante treni speciali armati, sulla riva del medio e basso Adriatico; mediante sistemi di batterie fisse e natanti nella zona lagunare dell’alto Adriatico. Ciò ha contribuito, non solo a paralizzare ogni aggressività austriaca contro il fianco delle nostre truppe, ma anche a distogliere lungo « l’altra sponda » una quantità di forze, d’artiglierie, di materiali e di risorse che altrimenti sarebbero state impiegate sul fronte terrestre. Per cui l’opera della Marina non si è limitata a proteggere lateralmente lo spiegamento italiano in tre anni e mezzo di guerra; ma ha potentemente servito a sparpagliare dal Golfo di Trieste all'Istria, dal-l’Arcipelago dàlmata all’Albania, una parte notevole dell’energia controffensiva dell’awersario. * * * Nel biennio interceduto fra la ririunzia nemica a contenderci l’Adriatico e le giornate di Caporetto, la nostra Marina ha visto dunque dileguarsi ogni eventualità di battaglia navale nel senso classico della parola; ma ha dovuto moltiplicare sforzi, mezzi ed opere in una svariata serie di compiti che le mutate condizioni del conflitto le andavano via via imponendo: la - 186 —