della nostra gente ammassata per l’assalto. L’avversario presumeva forse di tenere inchiodata con quel tiro pazzesco la 111“ Armata, mentre il fiuto sottile dei nostri uomini esperti intuiva sotto quel disordinato bombardamento un nervosismo che s’accentuava, un orgasmo che cominciava a rivelarsi. L’impazienza della gente divenne spasmodica. — « Ma quando ci muoviamo ? ». Finalmente, all'alba di ieri 30 ottobre, tutte le truppe della 111“ Armata ricevettero l’ordine di gettare i ponti di circostanza e di lanciarsi all'attacco. Il tempo era tornato galantuomo. Spuntò un sole velato, ma roseo, ridente, da estate di San Martino. Nessun’aurora venne mai salutata con tanto sospiro di liberazione come quella indimenticabile d’ieri che doveva preludere al crollo di tutta la fronte austro-ungarica. Alle 8, il Reggimento Marina — questo saldo pilone orientale del fronte alleato dal Belgio all’Adriatico — passava il Piave alla foce. Prima che il giorno fosse chiaro, il tenente di vascello Insom e il tenente del genio Mazzucchelli, dietro il velario d’una nebbia leggera, avevano gettato una passerella di circostanza, sotto gli occhi dei mitraglieri imperiali: una passerella preparata febbrilmente da quattro giorni con centinaia di botti riunite due a due e congiunte da traverse sulle quali dovevano esser gettate le tavole per il traghetto. La passerella era stata nascosta nel Canale Cavetta, ostruito alla sua confluenza col Piave. Ad un certo momento, l’ostruzione è sparita, come un sipario che si dilegui ; ed il lungo sottile ponte galleggiante, snodato come un serpente, è uscito rapidamente dal Cavetta, ha attraversato il fiume — ampiissimo in quel punto — ha addentato l'altra riva. Il tenente Mazzucchelli s’è slanciato per primo sulle - 39 -