« airinlpero. Scoppio d’evviva all’Italia. 11 Comitato siede d’ora in poi in permanenza, assume i servizii ferroviarii, proibisce ogni partenza di treni trasportanti viveri, requisisce i depositi di cereali, fa liberare i detenuti politici, scioglie dal giuramento all'Austria le guardie di pubblica sicurezza e le passa agli ordini dei Commissari civili. Centinaia di cittadini si costituiscono in guardia nazionale e cominciano subito a reprimere tentativi di disordini e di saccheggi, provocati dai teppisti che s’illudono di non trovare ancora riorganizzato l’ordine pubblico. Tutta la notte le donne lavorano a fabbricare, con ogni sorta di stoffe e di carta, bandiere italiane. Al mattino dipoi la città è pavesata di tricolori. Il Comitato s’insedia nel Palazzo della Luogotenenza. Piazza Grande è ribattezzata «Piazza Italia». Nel giardino di essa, il gigantesco marinaio di legno che l'Austria aveva innalzato, costringendo la cittadinanza ed i ragazzi delle scuole a piantarvi chiodi di ferro e chiodi d’argento ogni volta che l’impero credeva di propiziarsi la Vittoria, è rovesciato, schiantato, abbruciato fra il giubilo della popolazione. 1 busti e i ritratti imperiali, le aquile bicipiti, i segni dell’antico dominio, vengono dovunque abbattuti e distrutti. Ma la città non può sentirsi sicura. I suoi dintorni sono pieni di truppe austro-ungariche in ritirata. Gruppi di prigionieri russi e serbi assalgono i vagoni delle derrate. Incidenti sorgono qua e là, a mano armata, fra soldati, cittadini e guardie nazionali. Alla periferìa, nei dintorni delle Caserme, i tafferugli e le fucilite sono frequenti. E, quel che è peggio, la città è isolata dal mondo... Allora il Comitato di salute pubblica chiede alla rappresentanza iugo-slava, rimasta erede delle navi - 57 —