di migliaia e migliaia di cittadini acclamanti all’Italia ed alla nostra Marina, tra un nuvolo di bandiere. L’ammiraglio Rainer scende a terra. E’ subito serrato da una moltitudine in delirio. Gli porge il benvenuto a nome della cittadinanza, con accento commosso, il dottor Vio, « podestà magnifico ». Il comm. Grossich, presidente del Consiglio nazionale, inneggia tra gli applausi, con ardenti parole, all’Italia liberatrice. L’ammiraglio Rainer risponde brevemente ringraziando ed esponendo in termini precisi il significato del suo arrivo e lo scopo della sua missione. Poi è, non condotto, ma trascinato fra gli abbracci, sotto una gragnuola di fiori, fra grida incessanti di « Viva Fiume italiana », al palazzo del Municipio. Qui si rinnovano le dimostrazioni, i saluti, i discorsi, fra il pianto non nascosto dei consiglieri comunali, dei vecchi patrioti, dei connazionali frementi di sdegno per la soppraffazione in questi ultimi giorni subita. La maggioranza italiana è esasperata perchè l’elemento croato, alla cessazione del governo ungherese, ha arbitrariamente assunto quello della città, in nome del Consiglio nazionale serbo-croato-sloveno. Il municipio di Fiume, che è fiero della propria italianità, considera illegale cotesta usurpazione. L’ammiraglio Rainer spiega com’egli sia venuto appunto per la tutela dei connazionali e degl’interessi italiani; se sopraffazioni o violenze vi furono, si provvederà al ristabilimento dell’ordine e della giustizia; intanto raccomanda alla cittadinanza la massima calma e l’astensione da ogni forma di provocazione o di violenza. Pur troppo, qualche giorno innanzi, la provocazione violenta era partita dall’elemento non italiano, dalla minoranza cittadina, spalleggiata dalle truppe austro-ungariche rimaste in balìa di sè stesse, sbandate, af- — 139 —