mi anch’io, insieme col dottor Paolucci. Ci è consentito. Scendiamo dalla scala di destra, ci buttiamo in acqua e ci allontaniamo, seguendo la lieve corrente, con un nuoto reso lento dal gran numero di vestiti che portiamo indosso. Passano a nuoto marinai della nave; passano imbarcazioni cariche di parte dell’equipaggio. La Viribus Unitis fa segnali luminosi alla Tegetthoff, che l’è ancorata vicino. Dalla Tegetthoff si staccano imbarcazioni di soccorso. Alle 6,20 circa, una scialuppa ci raggiunge, ci invita ad imbarcarci e ci riparta alla scala di dritta della Viribus Unitis, dove una grande lancia a remi attende una parte dell’equipaggio, rimasta in coperta. Saliti a bordo di nuovo, veniamo accolti con ostilità : parole minacciose, gesti concitati, ma senza particolari violenze. Perdo per un momento di vista, nella calca, il dottor Paolucci. Sembra che a bordo non credano più ed pericolo da noi preannunziato. Un marinaio, con un coltello, comincia a tagliarmi addosso il vestito impermeabile; altri raccolgono alcuni oggetti rinvenuti nelle mie tasche interne... Mentre si svolgono questi fatti, avviene l’esplosione: un tuono breve, sordo, accompagnato da una scossa violenta a tutta la nave; un pennacchio di spuma, ma non molto elevato, s’innalza lungo il fianco dritto dello scafo. Effetti esteriori, nel complesso, non troppo impressionanti. Però la nave sbanda subito a dritta, dapprima con inclinazione assai rapida, poi più lenta, ma continua. La maggior parte dei presenti s’allontana da noi; altri ci si stringono intomo e minacciano di rinchiuderci a bordo. 11 comandante — pochi metri discosto — mostra di disinteressarsi della nostra sorte. Io mi rivolgo a lui, facendogli presente che la no- - 121 —