speciali per forzare le barriere delle basi rivali. Ci ha costretti a creare sempre nuove flottiglie d’idrovolanti e d’idrocaccia, nuovi sistemi di segnalazioni d’esplorazione di vigilanza, nuovi servizii come le scorte aeree e marittime ai convogli mercantili, nuovi metodi di crociere lungo la costa avversaria, nuove cannoniere navali come i monitori e i pontoni armati, nuove organizzazioni di difesa litoranea, nuovi modelli di scafi ultra-veloci come gli esploratori tipo Aquila o Mirabello. Anche dovevamo intensificare ed estendere la produzione e l’impiego dei sommergibili, benché l’assenza quasi completa di traffico marittimo da parte del nemico rendesse troppo spesso infruttuosa, ma non meno snervante, la nostra attività sottomarina. Abbiamo rilevato più sopra l’importanza assunta — durante tre anni e mezzo di guerra — dall’appoggio litoraneo assicurato all’ala destra delle nostre truppe, le quali non ebbero mai a soffrire nè minacce nè molestie nè preoccupazioni dalla parte dell’Adriatico; anzi, ad ogni loro combattimento, parteciparono sempre, attivi e pugnaci, i complessi organismi costituiti dalla Marina lungo la costa : prima da Monfalcone al-l’Isonzo, dall’Isonzo a Grado, da Grado a Porto Li-gnano; poi, dalle foci del Piave a quelle del Po; in ultimo, da Revèdoli a Trieste. Basterà ricordare la collaborazione fornita all’ar-tiglieria e alle brigate dell’esercito impegnate sul Carso dalle batterie de\V Amalfi, da quelle di Porto Ro-sega e dell'/lc/n'a Werl>e, da quelle d’Aberone e di Cavanna, dai pontoni armati dell’Isonzo e dell’Ison-zato, dai pezzi navali postati nel fango di Punta Sdob-ba e di Isola Morosina. Basterà ricordare il concorso dei monitori italiani e britannici nelle azioni del maggio e dell’agosto del 1917, quando le formidabili can- - 190 —