non sarebbe stato possibile prevedere. L’Armata imperiale — in tutti i combattimenti precedenti costretta sempre ad abbandonare le acque dello scontro con incrociatori, esploratori e cacciatorpediniere seriamente danneggiati, senz’aver potuto conseguire in campo aperto se non un successo : quello di colpirci il vecchio Turbine, incontrato solo, da tutta ima divisione, nella prima notte di guerra — si confessò impotente a contrastarci il dominio dell’Adriatico e preferì rinchiudersi dentro gli sbarramenti dei suoi porti muniti, lasciando a noi piena libertà di navigazione in quel mare, pur di non compromettere in avvenire la propria integrità. La politica navale dell’ainmiraglio Haus divenne dunque, fin dall’estate del primo anno di lotta, una politica prevalentemente prudente e risparmiatrice. D’allora in poi le crociere, anche di squadre leggere austro-ungariche, diventarono sempre più scarse, fino a cessare quasi completamente. E perfino le rare volte in cui gruppi di navi sottili avversarie furono costretti ad uscire per tentare di rompere il nostro sbarramento antisommergibile del Canale d‘Otranto, quei gruppi non osarono navigare che di notte, cercando di tenersi il più possibile sotto costa e di schivare ogni incontro, sottraendosi magari colla fuga ad ogni nostro più lontano avvistamento. La rinunzia della flotta austriaca, non solo al combattimento, ma anche ad ogni libero uso delle acque per la difesa delle quali era stata creata, impresse d’allora in poi un carattere sui generis alla nostra attività marinara. Questa, pur tenendosi pronta a qualunque evento, dovette deporre il programma e la speranza di preparare la decisione fra le due opposte Armate in una battaglia campale ; ed approfittando della libertà di navigazione che l’avver- - 182 -