liani che s’affollano attorno ad Alessandro Ciano e a Sem Benelli, che li stringono in una calca delirante e commovente, mentre i più vicini baciano loro le mani e li salutano, colle lacrime agli occhi : « Liberatori, liberateci!». — «Viva la Marina Italiana!» — Viva l’Italia vittoriosa !» — « Abbasso l’Austria ! ». Queste grida, ripercosse dai « docks », dai piroscafi inerti, dalle officine di riparazione pei sommergibili, dal Prinz Eugen in raddobbo, dai Novara e dai Tatra, dai monti coronati di fortezze costruite dalla grandezza degli Absburgo per soffocare l’Italia e rubarle l’Adriatico, sono in quest’ora, in questa baia, per noi, d’una solennità impressionante. Qui, dove dallo scoppio della guerra, ogni italiano sospetto d'italianità, ogni lavoratore sospetto di spionaggio, ogni arsenalotto non devoto alla potenza della Monarchia, ogni cittadino non notoriamente fedele, erano internati lontani e chiusi in carcere o martoriati perchè nessuno potesse recar danno alla flotta dell’impero, nè dischiuderne al nemico i segreti militari ; qui dove credevamo dopo gli esilii gli arresti le proscrizioni giustificate collo stato di guerra, di non udir più la voce dei connazionali dell'altra sponda, ecco che le grida di passione e d’amore degl’italiani ammutoliti da tanti anni prorompono come un canto e come un singhiozzo. La gran fiamma, per quanto rintuzzata dalla forza., non era spenta. Gli ufficiali che ci accompagnano ne rimangono un po' smarriti. Metodio Koch ha dovuto udire, dalle sue finestre, la veemenza dell’esplosione d’italianità dei polesi, quando il comandante Ciano, a nome dell’ammiraglio Cagni, gli ha annunziato che questi doveva ufficialmente, in ossequio ai patti dell’armistizio, occupare la città e le fortezze. — 88 -