suo stato maggiore, i comandanti Dentice di Frasso e Colli di Felizzano. L'Audace entra in porto a grande velocità, accosta alla banchina di San Carlo, che verrà presto ribattezzata col suo bel nome d’ardimento, in memoria dell’approdo del 3 novembre. 1 marinai mettono fuori bordo una passerella con battagliole adorne di tricolori. 11 generale Petitti ed il sindaco Valerio salgono subito a bordo del caccia, per porgere il saluto della cittadinanza liberata al Sovrano che dall’alto della prua — immensamente commosso — abbraccia con lo sguardo umido ma con fierezza di Re vittorioso il gigantesco anfiteatro che si stende da Miramare a Sal-vore, scintillante di sole, nereggiante di folla, rimbombante di clamori, fragoroso di sirene, gemmato di bandiere. Alfonso Valerio, con voce interrotta, pronuncia poche parole che dicono più d’ogni eloquente discorso lo straziante martirio secolare e qaadriennale della città stupenda che ha sopportato con animo fermo tcinto strazio con la fede incrollabile che sarebbe giunta questa ora. Il sindaco Valerio fa atto di baciare le mani al Sovrano, ma questi gli stringe forte le sue, dicendogli: (( Non ho meli dubitato della vostra ferrea pazienza, della vostra ferma attesa, nonostante il martirio di Trieste, nuova leonessa d’Italia, mèta dei nostri sforzi, nome della nostra Vittoria ! )> A fianco di Vittorio Emanuele sono i generali Diaz e Badoglio, ai quali Valerio porge il ringraziamento della città aU’Esercito liberatore; v’è pure l’ammiraglio Marzolo, al quale Trieste offre l’espressione della grande riconoscenza per l’opera delle navi italia- — 104 -