italiana od almeno a resisterci a viva forza, in un ultimo disperato disobbediente tentativo di salvaguardare l’onore della potenza navale dell’impero? Quale commedia è dunque avvenuta, dopo tanta tragedia, perchè noi dobbiamo trovare stamane, sui baluardi di Pola, questo nuovo tricolore a fasce orizzontali che ci avverte da lontano come fra noi e i nostri avversarli sia improvvisamente sorta una terza persona, pronta a stender le mani ed il segnale di possesso sulla piazzaforte contesa ? Ed abbiamo veramente a che fare con una terza persona, con una nuova individualità statale, oppure si tratta del nemico di ieri mascheratosi alla svelta con una faccia di fresca fattura ? Mentre le macchine ci avvicinano rapidamente al covo di cotesto mistero, la nostra memoria riassume più rapidamente ancora le notizie radiotelegrafiche che abbiamo intercettato e potuto in questi ultimi giorni ricostruire con un crescendo di sorpresa. La notte sul Io novembre, mentre Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci navigavano attraverso l’A-'driaitico verso la loro gesta, i « telefunken » delle navi e delle basi austro-ungariche divennero improvvisamente d’un’attività straordinaria. Il cielo dell’altra sponda fu solcato da vibrazioni concitate, da ordini incalzanti, da comunicazioni l’una più stupefacente dell’altra. L’ammiraglio austro-ungarico Von Horthy, dalle antenne dell’esploratore Admiral Spaurì ancorato a Pola, lanciava alle baisi navali dell'impero — Fiume, Sebenico, Spalato, Cattaro — il seguente radiotelegramma: Giusto ordini superiori (dell’ imperatore Carlo) consegno la flotta — col suo materiale e le provviste — al delegato del Consiglio nazionale jugo-slavo e metto il mio comando nelle mani del - 79 -