barlume di speranza; ma erano pranzi taciturni, a porte chiuse, a finestre chiuse, segreti, perchè nè la luce del nostro convito nè quella della nostra speranza trapelassero al di fuori. E masticavamo la gioia in silenzio; come in silenzio nutrivamo la fede. Oggi la gioia nostra ha un solo grido: «Italia». Poi, facendo passare gli ospiti in una grande biblioteca ben ordinata e fornita, ha detto: — Ecco il santuario delle nostre idee. Sono i libri che ci hanno sorretti: Foscolo, Prati, Giusti, Mazzini, Gioberti, Carducci, d’Annunzio: e l’epistolario di Garibaldi ! Ma la polizia veniva spesso, qua dentro. Sospettosa, guardava gli scaffali, sfogliava le riviste, leggeva le costole dei libri. Allora, vedete, abbiamo collocato su ogni palchetto due file di volumi : la fila esterna contiene codici giuridici, manuali d’erudizione, testi sacri. La fila interna, guardate, ha i grandi scrittori d’Italia. Ed anche queste pagine dovemmo camuffare con legature da legulei, con titoli posticci, con frontespizii d’altre pubblicazioni... Ecco un Giosuè Carducci travestito da « Confessioni di Sant’Ago-stino... ». Memori di questi piccoli e grandi episodii, ci avviciniamo alla montuosa Dugliano — l’antemurale di Zara, isola coronata di torri, di rocche, di castella veneziane smantellate — con cuore trepidante. Verso le dieci, al dritto di prora, ecco profilarsi di contro a Dugliano, neH’oro del mattino, protesa in uno stretto di cobalto, una graziosa città di tipo veneto, sormontata dalla cuspide d’un bel campanile di pietra chiara. La riva è tutta un palpito di bandiere italiane, con qualche tricolore croato a poche finestre. Sul ba- - 163 -