glioni austro-ungarici in ritirata dall’Isonzo, divisi per nazionalità. Trascinavano seco le artiglierie che avevan potuto salvare al di sopra della linea del Tagliamento. 1 pezzi erano rimorchiati da pesanti trattrici, e lunghe colonne di carreggi fangosi, con salmerie affastellate alla rinfusa, impazientemente li seguivano. La sfilata era sufficientemente ordinata, data la fretta della marcia e l’ingombro del carreggio. Mentre il tenente Vivaldi, dalle finestre d’una casa, contemplava indisturbato quella marea umana in risucchio, ecco venir contro corrente una folla di soldati italiani prigionieri, ch’erano stati fino allora adibiti a lavori nelle retrovie nemiche, ma ch’erano accorsi a Monfalcone appena avevano visto il tricolore sventolare sul mare. Apparivano stanchi e denutriti. Vivaldi ne ha imbarcati duecento sulla torpediniera : tutti quelli che la nave poteva contenere; li ha rifocillati alla meglio e portati a Trieste, dopo aver lasciato sul luogo un forte presidio. A Monfalcone si son trovati in costruzione cinque sommergibili. 11 cantiere, riattato in parte, aveva da qualche mese ricominciato a lavorare. La « Nave », la famosa « Nave » che ci servì da osservatorio e da riparo in tante azioni contro il Carso, era come noi la lasciammo. Esistono ancora, nelle antiche nostre riservette, le munizioni d’artiglieria che, or è un anno, dovemmo abbandonare. Oggi sono gli austro-ungarici che hanno dovuto abbandonare, lungo tutte le strade, cannoni d’ogni calibro, camions d’ogni forma e molte trattrici impantanate nel fango, tra le quali distinguiamo anche qualche nostra « Tolotti » perduta dopo Ca-poretto. 1 prigionieri liberatisi ci raccontano che gli ungheresi hanno fino a stamane malmenato i nostri ufficiali. — 69 —