LA RIVOLTA DI CATTARO 39 ferenti. O per lo meno questi ultimi aderiscono nella speranza di un prossimo raggiungimento della pace. Solo mancano i capi. Però, un po’ alla volta anche questi si trovano o si formano, e quando non pagano con la vita il loro ardire, giungono felicemente alla meta procurando a quello che era il loro vero nemico, quantunque ne indossassero la stessa divisa, danni morali e materiali non disprezzabili. Uno fra i capi fu Francesco Donat da Pola. Allo scoppio della guerra europea questo irredento e fervente irredentista era occupato a Fiume. L’improvvisa mobilitazione generale lo costrinse, suo malgrado, a seguire la sorte comune e ad indossare l’odiata divisa. Fu richiamato in qualità di secondo capo silurista e destinato all’imbarco sulla Torpediniera N.° 11 dislocata alla base navale di Sebenico. È superfluo dire i sentimenti di odio all’Austria che animavano il nostro Donat, sentimenti che il giorno dell’entrata in campo dell’Italia si tramutarono in fermo proposito di nuocere il più possibile all’oppressore. Egli non sapeva adattarsi al fato avverso che lo costringeva a combattere contro i propri fratelli. Nè d’altra parte sapeva in qual modo avrebbe tradotto in atto i suoi propositi. Tuttavia stette in attesa dell’occasione propizia, e