LA RIVOLTA DI CATTARO 203 solamento completo della fortezza da ogni località abitata e per l’assoluta impossibilità di comunicazioni con l’esterno, la sorveglianza durante questi brevi periodi, che chiameremo di riposo, da severa che era nei primi tempi fu a mano a mano allentata, poiché nessuno riteneva che i carcerati trovassero modo di fuggire. Al Rier nacque e prese ossessionante consistenza l’idea dell’evasione. Egli notò che il filo del parafulmine scendeva dal tetto del mastio della fortezza e passando oltre il muricciolo degli spalti andava a finire, lungo questi, ai piedi dell’altissimo bastione che li sosteneva. Siccome era un ottimo ginnasta, pensò di approfittare di quel filo per raggiungere la base dei bastioni e da quel punto, vincendo l’ostacolo di un terrapieno e di un fosso non certo difficili a sorpassarsi, guadagnare la montagna e presumibilmente la libertà. Del progetto fece partecipe Berti invitandolo a seguirlo. Ma questi era così malandato fisicamente e moralmente che non ne volle sapere. Anziché scoraggiarsi, Rier insistette per parecchio tempo nella sua proposta finché convinse l’amico a tentare il grande passo. 1 due decisero di attendere una notte senza luna per non correre il rischio di esser scorti dalle sentinelle.