LA RIVOLTA DI CATTARO 71 Allo scopo poi di guadagnare l’animo degli austriaci e degli ungheresi, i tredici sparsero fra questi la voce che la dimostrazione tendeva ad ottenere miglioramenti di carattere materiale (vitto, licenze, trattamento più urbano da parte degli ufficiali) e possibilmente la fine della guerra. Agli czechi fu promessa una azione tendente a raggiungere la pace sulla base dell’autodecisione dei popoli e la fondazione di un loro stato unitario. Gli jugoslavi aspettavano la congiunzione delle loro terre alla Serbia e la ricostituzione di quel regno. Sappiamo le aspirazioni degli italiani. Malgrado tutto nessuno però formulò un vero e proprio piano di azione, nè fu tentato di tracciarlo. Solo negli ultimi giorni di gennaio quel principale nucleo di sobillatori, che non oso chiamare capi, si accordò con Antonio Gregorin e Mate Bernicevic (un dalmata della Gaa, accorto organizzatore ed entusiasta fautore della rivolta) sul modo di dare il segnale della stessa. Esso sarebbe stato dato sparando alcuni colpi di cannone dal Sankt Georg. Durante la libera uscita del giovedì 30 gennaio si sparse fulminea ed insistente la voce, che quasi era un ordine, che il giorno dopo, primo febbraio, si sarebbe fatta la „dimostrazione“. Per la cronaca si riferiscono le asserzioni di Cai-