42 CAPITANO NERI nero l’adesione e la collaborazione di un secondo ceco, il 2° capo timoniere W. Petrla, dei marinai di prima classe Gvozdic e Tursio e di un polacco. Quei sei uomini divenuti presto amici intimi, perchè uniti da un comune ideale politico e dal grande odio all’Austria, tennero varie riunioni segrete durante le quali concretarono il piano per impadronirsi della nave e quello della fuga. Per giungere sicuramente alla meta intensificarono la propaganda disfattista ed irredentista, specialmente fra gli czechi e gli slavi, guadagnando alla causa altri fidati proseliti. Ben inteso tanto i tedeschi quanto gli ungheresi furono tenuti completamente all’oscuro della cosa, mentre a qualche elemento di altra nazionalità, che loro apparve dubbioso, fu fatto balenare il miraggio di una partecipazione agli utili per la vendita della nave all’Italia, della fine della guerra, di un trattamento ottimo quali prigionieri, della fine di patimenti causa la fame ecc. In tal modo lo scopo fu completamente raggiunto. Sicuri degli uomini, gli organizzatori li divisero in gruppi assegnando ad ognuno di questi uno speciale compito per il momento dell’azione. Ma ancora un grande ostacolo si opponeva alla realizzazione della fuga. Esso era rappresentato dal radiotelegrafista di bordo, un viennese, fedelissimo all’Austria.