LA RIVOLTA DI CATTARO 51 municati, quando erano favorevoli, o annunciavano vittorie, li passavo ai commilitoni. Un tasto sfruttato fu pure quello della stanchezza generale della guerra. Per tal modo in breve tempo gli italiani del Sankt Georg furono guadagnati alla causa. Fra l’equipaggio v’erano pure dei dalmati di nazionalità slava, già emigrati in America e rimpatriati per puro caso prima dello scoppio della guerra europea. Uno di essi, che si chiamava Simone Ujdur, non faceva mistero nè delle sue idee serbofile, nè della sua grande avversione all’Austria. Con entusiasmo accettò l’incarico di far propaganda fra i connazionali (circa una quarantina, compresi i cechi) in prò della defezione e rivolta della nave. Per raggiungere lo scopo noi italiani si disse che avremmo dato l’incrociatore alla flotta interalleata dell’Adriatico, oppure che lo si sarebbe venduto all’Italia, dividendo il ricavato fra gli aderenti alla rivolta. Oltre a questo centinaio di consenzienti entusiasti, ci accaparrammo le simpatie di un altro centinaio di marinai, che nel momento buono si sarebbero schierati dalla nostra. *) 0 Ecco quanto scrisse un rivoltoso ceco, il sig. Tom Nitka nella rivista „More Slovanum“ riguardo alla progettata diserzione