18 CAPITANO NERI Dirò, per la storia, che quella parte di popolazione ex irredenta, quasi tutta della campagna, che era, diciamo pure, austriacante, nella subcoscienza aveva per lo meno l’orgoglio della propria lingua. E più che ligia all’Austria essa venerava il suo imperatore Francesco Giuseppe, lodato e divinizzato, quasi, da una indovinata propaganda per mezzo della burocrazia, del confessionale, qualche volta della scuola, sempre dall’esercito. Insomma un vero e proprio culto dinastico e personale. Il contadino ragionava semplicisticamente. Sono nato in Austria, mangio pane austriaco acquistato con denaro che porta l’effige di Francesco Giuseppe. Qui sto bene, debbo servire nell’esercito austriaco e se ho bisogno di lavoro questo mi viene dato da industriali di oltre Brennero (dove avveniva una considerevole emigrazione temporanea). Quindi: „Viva l’Austria“. Ma per quanto alletato, non mandava i figli nelle scuole tedesche, perchè: „sono italiano — diceva — parlo italiano, e la lingua di mio nonno e mia la devono parlare anche i miei figli“. Serviva fedelmente nell’ I. R. Esercito dove le imponenti parate gli davano la sensazione di una immensa potenza militare, dove una intensa propaganda nel tempo di pace lo rinsaldava nelle sue idee, negli affetti dinastici, nelle tendenze politiche.