206 CAPITANO NERI Per rimettersi in forze i due amici pensarono di concedersi un po’ di riposo. Si erano sdraiati da pochi minuti, quando udirono echeggiare in lontananza un colpo di cannone. Compresero od intuirino che quello era il segnale d’allarme per la scoperta della loro fuga. Senza dubbio da quel momento varie pattuglie sarebbero state sguinzagliate sulle loro tracce e per non essere ripresi bisognava farsi forza e continuare a qualsiasi costo il cammino, onde frapporre il maggior spazio possibile fra loro e gli inseguitori. Erano digiuni dal mezzogiorno precedente, ma ciò non impedì che si trascinassero ancora per un buon tratto di via, finché trovarono una catapecchia. Entrarono. L’abitava una montenegrina che odiava particolarmente gli austriaci, perchè le avevano portato via l’unico figliolo, nè più aveva saputo sulla di lui sorte. Appena quella donna seppe la vera ragione della presenza degli ospiti e potè convincersi che erano italiani, si dimostrò felice di dar loro asilo ed offerse di tutto cuore alcune patate che rappresentavano la sua unica riserva di viveri. Ristorati alla meglio e un po’ riposati, Berti e Rier ripresero il lento, cauto e penosissimo cammino. Cercavano di nascondersi fra masso e masso per non farsi scoprire dalle pattuglie che presumibilmente battevano la zona.