LA RIVOLTA DI CATTARO 205 trivano contro i conquistatori. Dal Montenegro speravano raggiungere la fronte italiana dell’Albania dove si sarebbero consegnati alle nostre truppe. La discesa dalla roccia sulla quale sorgeva la fortezza di San Giovanni non fu delle più facili, sia per la ripidezza della china montana, sia per le pietre aguzze e taglienti, prive di ogni vegetazione, sia per l’oscurità della notte. Quando dopo molti stenti, fatiche e pericoli, i fuggiaschi poterono toccare la valle, avevano le mani tagliuzzate, i vestiti a brandelli e le scarpe ridotte in uno stato compassionevole. E quello non era che il principio del duro cammino, poiché davanti a loro si erigevano monti brulli ed alti, tutti coperti di massi taglienti e rocce diroccate, che per essere affrontate richiedevano energia e robustezza, nonché indumenti e strumenti addatti per sì ardua impresa. L’alba li sorprese nelle vicinanze del vecchio confine montenegrino, ma in quali condizioni ! I loro piedi sanguinavano, i corpi erano esausti e spesso le gambe rifiutavano la continuazione del cammino. Specialmente a mal partito si trovava Berti, le cui scarpe erano ridotte senza suole, tanto che i piedi, quasi nudi e piagati, venivano a contatto con le rocce taglienti : un vero martirio.