LA RIVOLTA DI CATTARO 69 Il discorso, more solito, cadde sulla necessità di fare una dimostrazione per costringere l’Austria alla pace sulla base dell’autodecisione dei popoli. La serata si chiuse con qualcosa di più concreto che non fossero le solite chiacchere...; malgrado ognuno avesse constatato le enormi difficoltà che si opponevano al-, l’impresa, dovute in modo speciale alla fedeltà dei marinai tedeschi ed ungheresi, alla impossibilità di attirare nell’orbita della sollevazione le truppe di terra. È ben vero che si poteva sperare nella forza dell’esempio e più sull’adesione di tutto o parte del 22° reggimento fanteria di stanza a Ragusa, composto di dalmati; ma erano solo speranze. A quella riunione ne seguirono altre, durante le quali l’idea prese consistenza e si convertì in atto sotto forma di preparazione. Un po’ alla volta si aggiunsero altri elementi, specialmente appartenenti al personale civile militarizzato degli arsenali di Teodo e Genovic. Quella gente soffriva del pari e forse più dei sobillatori. Inoltre era male retribuita e tale disagio si acuiva quando venivano fatti confronti col personale germanico che era stato inviato alle Bocche di Cattaro per accudire ai bisogni dei sottomarini tedeschi inviati in rinforzo, personale trattato con ogni riguardo, ben pagato e... ben nutrito.