6 Il capitano circolare di Spalato, in una lettera, che sarà riprodotta più avanti, confermava tristemente che le informazioni pervenute al luogotenente erano, nella loro grande maggioranza, rispondenti al vero e denotanti lo stato d’animo della popolazione soggetta all’Austria. La questione per l’annessione della Dalmazia alla Croazia, che nel ’48 s’ era risolta con il categorico rifiuto da parte dei rappresentanti dalmati di aderire al triregno, risorse nuovamente nel ’60. In quell’ anno il bano di Croazia, Wranjiczany, chiese al Consiglio dell’ Impero che fosse convocata la Dieta croata per deliberare sulle modalità dell’ annessione della Dalmazia alla Croazia conformemente alle promesse imperiali e alle rivendicazioni ungheresi e croate dopo Campo-formio. A questa proposta si oppose il conte Francesco Borelli, rappresentante della Dalmazia, affermando che la sua terra non riconosceva alcun diritto sulla sua corona derivante dal trattato di Campoformio. (1) E la Congregazione municipale di Spalato affermava che i rappresentanti croati domandavano alla Dalmazia « il più grande sacrificio, quello di uccidere la propria madre, la civiltà italiana ». (2) Ma ormai i fautori dell’ annessione erano decisi a continuare la lotta sino in fondo, anche se fra gli stessi slavi della Dalmazia l’idea di una unione con la Croazia trovasse non pochi ostacoli. Troppe erano le benemerenze acquistate dall’ elemento italiano nella regione perchè d’ un tratto gli slavi della Dalmazia potessero dimenticarle per affidarsi a quei fratelli del nord che invocavano 1’ unione, non tanto per un sentimento ideale di nazionalità, quanto, piuttosto, per poter affrontare con più sicurezza i Magiari e per fondare uno stato croato. « Noi abbiamo bisogno del vostro mare e dei vostri marinai » ! Questa era 1’ esplicita affermazione egoistica dei croati di fronte ai dalmati. (3) Le elezioni però che si fecero in quell’ anno per la Dieta dalmata rappresentarono una netta vittoria degli autonomisti italiani di fronte agli annessionisti; le località della costa e delle isole furono tutte favorevoli all’ idea dell’ autonomia. E quando poco dopo una rappresentanza di annessionisti croati decise di recarsi a Vienna per perorare la causa dell’ annessione, guidata dall’ arcivescovo di Zagabria, Strossmayer, i deputati provinciali italiani della Dalmazia si portarono anch’ essi nella capitale austriaca e riuscirono per allora a sventare le mire dei croati. (1) Cerineo-Lucio : « Memorie storiche intorno alla Dalmazia » pag- 43. (2) Tamaro : op. cit. II pag. 450. (3) Cerineo-Lugio : op. cit. pag. 87.