10 moltiplicano, colla civiltà, come pudori, proibizioni o divieti. Complicandosi essi col cerebralismo crescente in un groviglio d’istinti e ragioni, dal fondo dell’ anima per raffinatezza spirituale nasce la concupiscenza, l’inquietudine, P allucinazione, che travagliano la civiltà e compongono il Terzo peccato; che non sta nell’istinto, eh’è natura, innocenza, ma nei traviamenti cerebrali, nelle complicazioni affettive, nei tortuosi avvolgimenti psicologici, ond’ esso si sfrena, si vizia o delira nell’ uomo, che lo porta come un volontario cilicio che gli fa troppe piaghe, ma gli dà P illusione. L’inferno colauttiano raccoglie dunque, dentro al simbolismo della sua cornice, il riflesso di questo subdolo, oscuro chimismo, che si compie nel subconscio umano intorno ad Eros primigenio ; configura in forme di vivente realtà i risultati di quelle psichiche reazioni, che assumono umano volto e potenza ed impero di affetti, orientano tutta una vita, investono la personalità tutt’ intera e le impongono responsabilità formidabili, cui quella, sopraffatta, risponde e si dona, o, ribelle, si rivolta e si nega. Così n’ esce un sistema, che classifica secondo un oggettivo criterio i dannati, li raggruppa o li separa in diversi settori infernali, cui rispondono diverse degenerazioni e traviamenti d’amore, secondo una scala, che va dall’ amore che rinunzia a se stesso e si smarrisce, confuso in ignobile lega coi più tristi istinti, per viltà o per basso appetito; attraverso all’amore, che esplode e divampa nella piena espansione della sua nobile forza, e insofferente di freni, diventa delitto sociale; sino all’amore, che si offusca e si perde per cerebral traviamento negli avvolgimenti morbosi e sottili della illusione, e rinnega se stesso, coll’ annientamento del suo fine biologico, nel suicidio, per ritrovarsi e risorgere ancora, sciolto da ogni limitazione egoistica, purificato nella sua verità più profonda di perpetuatore di vita, nella maternità, eh’ è vita che in altrui si perpetua, con rinunzia di sè, per cui la lotta del sesso finalmente si placa e sublima. Dentro a questo quadro si snoda la trista e diabolica litania dei pervertimenti e delle pene, adeguate secondo la legge del contrappasso, e parallela si compie la palingenesi nel cuore inquieto e ribelle del Poeta. 11 quale in preda a cieca follia di sensi, nel delirio, fra P allucinazione e il suicidio, invoca la morte per sottrarsi al tormento ossessivo in cui P ha piombato P abbandono dell’ amata. Gli appare Dante per guidarlo a salvamento rivelandogli le sozzure e i misfatti d’amore, ma non basta a ridargli conforto P antica teologale sapienza sorretta dall’ imperativo morale ; contro di essa s’avventa P orgoglio, il quale si ribella anzi, nel parossismo della passione, alle sanzioni che colpiscono il peccato d’amore, che dispiega dinanzi agli sguardi del poeta l’invereconda maestà della sua peccaminosa potenza, che non sempre è pienezza di passione e do-