15 * ** Erano passati diversi mesi. Le nostre speranze erano precipitate tutte nell’ abisso della perfida ingratitudine e della rapacità prepotente. La sorte della nostra patria dalmatica ebbe il suo simbolo incancellabile nella fine improvvisa, quasi immediata, del suo figlio migliore. Lo accompagnarono, con qualche pompa, alla sua ultima dimora ; lo salutarono con qualche sobrio discorso ; gli largirono qualche lode pietosa ; ma io mi sentii solo, solo, in quel corteo di personaggi illustri, ai quali apparteneva tutta la solennità del funebre rito; solo, come il bimbo, che vorrebbe, ma non può piangere le sue lagrime vere sulla bara del padre, perchè la bara serve ad altri, per la consuetudine di cerimonie fredde,, inutili, false. Mi ricordo che mi allontanai dalla folla per andare a rinchiudermi fra le pareti domestiche, solo col mio dolore. Passarono mesi ed anni in un grigiore monotono, maledetto, che pareva una morte senza fine. Ci sentivamo, ed eravamo di fatto, i nuovi ebrei, reietti, schivati, se non irrisi o perseguitati; la nostra fede di nascita sembrava una condanna ed una maledizione. Si lavorava disuniti, in silenzio, per le necessità più immediate e più basse. Chi più di me bevve all’ amaro calice ? Un giorno la comune passione ci riunì ai piedi del loculo che conservava le spoglie del nostro Grande. Era la prima volta che io vedevo la miseria di quel rozzo lastrone di pietra, disperso nell’ immensità del Verano, circondato da lapidi che ricordavano le consuete vicende e le comuni virtù della umanità che passa senza lasciar traccia di sè : la vita laboriosa di una madre di famiglia, l’immatura fine di un soldato, 1’ onestà di un piccolo commerciante. Ne rimasi addolorato e sdegnato e quello stesso giorno una mia lettera indirizzata alla « Volontà d’Italia », al battagliero organo dei volontari italiani, denunciava il miserando aspetto della tomba del successore di Bajamonti. La lettera ebbe 1’ onore della pubblicazione e di un benevolo commento, ma nessun risultato pratico. Si era inventata un’ astuta storiella per condannare definitivamente il nostro Grande all* abbandono e all’ oblio. Perchè costruirgli una bella tomba a Roma? No ! La sua tomba egli 1’ avrebbe avuta un giorno, e grande e degna, altrove. Fino a quel giorno, non importa se prossimo o lontano, si doveva porre... la „ sospensiva “ ai nostri sentimenti, al nostro disappunto ; anzi... perchè