63 « Rivista di diritto internazionale »(1938). Soc. ed. “Athenaeum „, Roma, pag. 112. Q. Biscottini, che già altre volte ha fatto dei tentativi per togliere il velo sull’origine dello Stato jugoslavo nell’aspetto del diritto internazionale, ha voluto ora diri mere la controversia fra coloro che sostengono che il regno dei S, H. S. è un nuovo Stato e coloro che, invece, affermano eh’ esso è la continuazione dello Stato serbo, ingrandito e trasformato. Una ricerca che voglia andare esente da mende - dice l’A. - doveva ricostruire da un punto di vista giuridico le vicende che nel 1918 portarono alla disannessione delle provincie slave dell’ Austria e del-1’ Ungheria dagli Stati cui appartenevano e alla loro riunione, per esaminare quindi se l’ente in cui esse si organizzarono assunse o meno la fisionomia di uno Stato. Ove possa sostenersi la effettiva formazione di uno Stato delle provicie slave dell’ Austria-Ungheria, occorrerà esaminarne 1’ organizzazione costituzionale e vedere poi se esso divenne destinatario di norme giuridiche internazionali. Solo sulla scorta di questi dati sarà possibile esaminare se lo Stato in questione manifestò la volontà di unirsi alla Serbia e in quale forma ; se le parti raggiunsero a questo proposito un accordo nel senso del diritto internazionale e se esso trovò la sua attuazione. Occorrerà, infine, vedere in quale forma avvenga 1’ unione del Montenegro e della Serbia. Quando tali questioni siano state risolte e tale processo ricostruito in tutti i suoi particolari, anche in quelli a prima vista meno rilevanti, sarà possibile dare una risposta esauriente alla domanda se il Regno S. H. S. sia o meno un nuovo Stato. Questo è il compito, prefissosi dall’A., che lo ha svolto in V capitoli, dai titoli : I. Le vicende della guerra e la preparazione jugoslava; II. Lo Stato degli Sloveni, Croati e Serbi ; III. L’ unione dello Stato degli Sloveni, Croati e Serbi alla Serbia; IV. La questione montenegrina ; V. Il Regno S. H. S. ed i primi suoi atti internazionali. Come conclusione di questo esame l’A. esprime l’opinione che lo Stato Serbo-Croato-Sloveno è un nome nuovo dello Stato serbo. Lo studio di G. Biscottini è molto accurato ed esauriente; è fatto sulla scorta di documenti originali (debitamente tradotti e quindi comprensibili anche al lettore italiano) e contiene la citazione di tutte le altre opere di autori jugoslavi, tedeschi, francesi, italiani che hanno scritto sull’ argomento. Tiziano a Ragusa e in Dalmazia. Per iniziativa del sottocomitato della « Matica Hrvatska » di Ragusa, il dottor Frano Kestercanek ha tenuto una conferenza, nella quale ha letto il capitolo introduttivo di una sua monografia su Tiziano. Dal resoconto pubblicato nell’ appendice dell’ « Obzor » di Zagabria del 21 febbraio 1939 rileviamo che: Già da secoli esiste a Ragusa la tradizione, scritta e orale, che tra il 1556-1569 Tiziano sia stato in questa città e vi abbia lasciato parecchi suoi lavori. La tradizione dice che si sia trattenuto per cinque mesi presso la famiglia nobile dei Pozza a Gravosa e poi che abbia fatto la fotografia di Giunio Giorgi a Lapad e di Paolo Gozze a Cannosa. Malgrado questa persistente tradizione, nessun biografo del Tiziano ricorda il suo soggiorno a Ragusa. Il domenicano raguseo, Serafino Cerva, vissuto tra il 1686-1759, ha lasciato scritto in una sua cronaca manoscritta latina « Sacra metropolis Ragusina », conservata nella biblioteca del convento dei domenicani il cenno che « Tiziano sia stato a Ragusa e abbia goduto l’amicizia dell’ arcivescovo raguseo Lodovico Beccadelli, lasciandovi parecchi suoi lavori ». 11 dott. Kerstercanek ha cercato di appurare, per via indiretta, l’esattezza della tradizione, orale e scritta dal Cerva; ma le prove eh’ egli potè raccogliere negli archivi di Ragusa non permettono di pronunciare un giudizio assoluto. Per ciò, fino ad un più accurato esame della cronaca del Cerva, non facilmente decifrabile