16 no?... ravvisare, nella miseria di quel loculo disperso ed abbandonato, una nuova testimonianza della nostra sventura e del nostro martirio. Naturalmente tali sottili, ingegnosissimi ragionamenti non potevano persuadere 1’ anima chiara e la caparbietà di un Dalmata. Un giorno, munito di una buona macchina fotografica, mi recai al Verano, e piazzatomi, con tanto di treppiedi, davanti la tomba, ne documentai lo squallore con la sincerità indiscutibile della fotografia. 11 giorno dopo tutte le più alte cariche dello Stato e le persone più note nel mondo politico ne ricevevano una copia accompagnata da un breve commento illustrativo. Il fronte della mia battaglia si estendeva. Ma non passò una settimana che mi sentii chiamare al Senato dal nostro Cippico. Vi andai col presentimento di riuscire finalmente a qualche cosa. Non conoscevo ancora personalmente il Cippico, ma ne avevo sentito dire un gran bene, come patriotta, letterato, combattente. Ed eccomi nella sala d’aspetto del Senato. Brevissima attesa... la porta del fondo si apre vivamente... una bella figura di uomo, con una maestosa cornice di capelli grigi, dignitoso, ma sorridente, mi viene incontro tendendomi amichevolmente la mano. Nobile! Tutto era nobile in lui: l’aspetto, il tratto, la parola, i sentimenti ! Chi gli fu vicino, come gli fui vicino io, chi conobbe la grandezza e la bellezza della sua anima, non può non serbare di lui un grande ricordo fatto di ammirazione e di amore, perchè Cippico aveva veramente la magia di farsi ammirare ed amare. Egli mi parlò con grande calore. Mi assicurò che già da tempo si stava occupando di dare degna sepoltura ai resti mortali di Ercolano Salvi, ma che il suo pensiero era di associare nella stessa onoranza la salma di Arturo Colautti, del poeta patriotii di Zara, dimenticata anch’ essa nell’immensità del Verano. Mi associai con entusiasmo al suo disegno, chè la duplice tomba avrebbe avuto maggiore luce di simbolo. Mi separai da lui, dopo più di un’ ora, come da un vecchio amico : avevo il cuore gonfio di gioia e l’impressione di averlo conosciuto sempre. La mia iniziativa, sorta dallo sdegno, passò così completamente nelle sue mani sagge e buone, use a dipanare difficoltà, a piegarle a vincerle con le armi dolci, ma tenaci, della bontà, della bella parola, del tratto cortese. In data 16 maggio 1929 egli mi scriveva : OMISSIS « Il 24 corr. avrà luogo, quasi certo, la traslazione delle salme del Co-« lautti e del Salvi nella nuova sepoltura degna e onoranda. Un molto cordiale « saluto e augurio dal suo Antonio Cippico ». E pochi giorni dopo, infatti, per la generosità del Governatore di Roma,