24 recate il divin nome d’Italia e il suo diritto eterno e la sua nova forza, raggiando come fari, pronte al conflitto supremo, a la gran prova, belle e tremende e sempre dai cuori a la futura prova cinta di vóti, o Navi a cui le tempre la nostra fede indura contro i perigli ignoti, siate oggi benedette..... Nel 1904, nel secondo volume delle Laudi, l'Elettra, raccoglieva il poeta i versi che vengono considerati come « il fulcro della poesia civile di D’ Annunzio ». In questo volumetto, ancora una volta, rivolgendo il suo saluto al Re giovine che « chiamato dalla Morte venne dal Mare », egli dice alla Patria : 0 Italia, o Italia, non ti vedremo noi sull' alba per questo buon sangue che ti giova, per la divina prova di questa sacrificale morte, rifiorir nel Mare ? Nella stessa Elettra, riprendendo nella laude a Roma 1’ augurio dal Carducci formulato nell’ inno per 1’ annuale della fondazione di Roma, esclama, in versi noti : O Roma, o Roma, in te sola, nel cerchio delle tue sette cime, le discordi miriadi umane troveranno ancor 1’ ampia e sublime unità. Darai tu il novo pane dicendo la nova parola. E nel Canto augurale per la Nazione eletta, rifondendo la leggenda simbolica già ripresa da Pascoli, della prora di nave che avrebbe dato il vomere a Romolo per tracciare il solco sul Palatino alla fondazione della città eterna, addita alla Semprerinascente Italia il suo destino nei campi e sul mare : Italia, Italia sacra alla nuova Aurora con l’aratro e la prora 1 Ma per giungere a questa nuova Aurora di pace e di fecondità, 1* Italia dovrà forse combattere; e il Poeta invoca anche la guerra, la guerra vittoriosa; Così veda tu un giorno il mare latino coprirsi di strage alla tua guerra e per le tue corone piegarsi i tuoi lauri e i tuoi mirti, o Semprerinascente, o fiore di tutte le stirpi, aroma di tutta la terra.